Il riciclo non è l’unico metodo per evitare di disperdere nell’ambiente materiali esausti e bottigliette in PET.
All’estero, da anni, si utilizza il vuoto a rendere per restituire i packaging ai produttori e incentivarne il riuso.
Ma questa buona pratica verrà adottata in modo diffuso anche in Italia?
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Che cos’è il vuoto a rendere
Con la definizione di “vuoto a rendere” si identifica l’abitudine di restituire al fornitore un contenitore una volta svuotato.
In questo modo il contenitore può essere igienizzato e riutilizzato più volte.
Si tratta di un metodo largamente impiegato per le bottiglie di vetro (anche in Italia), che è possibile mettere in pratica anche con le bottigliette in PET.
I contenitori dell’acqua in vetro possono essere riutilizzati fino a 40 volte.
Quelli in plastica hanno una vita utile che permette di riempirli e svuotarli per 20 volte.
Ma cosa spinge i consumatori a rendere i contenitori esausti?
Sicuramente, oltre alla riduzione dell’inquinamento ambientale, anche la cauzione, ovvero una piccola somma che viene pagata al momento dell’acquisto e prontamente restituita quando i contenitori vuoti sono resi al fornitore.
In Italia se ne parla?
Il vuoto a rendere è molto valorizzato all’estero.
In Germania, per esempio, da trent’anni lo stato impone che il 72% dei contenitori prodotti siano restituiti con questo sistema.
Si tratta di un metodo molto diffuso nei paesi nordici, come la Norvegia, che lo applica anche per le bottigliette in PET, mentre in Danimarca è obbligatorio per tutte le bottiglie di vetro.
In Italia la situazione è un po’ diversa.
Secondo i dati del Conai riportati da Il Sole 24 Ore oggi prevale il riciclo plastica sul riuso, con il 48,7% di packaging riciclati che nel 2025 diventeranno il 50%.
In totale, le cifre del riciclo degli imballaggi nel nostro paese (compresi vetro e alluminio), raggiunge il 73%.
Nel 2015 un primo tentativo di incentivazione del vuoto a rendere è stato proposto dal ministro dell’ambiente ed entrato in vigore a ottobre 2017.
La normativa incentivava il meccanismo, ma non ha riscosso molto successo ed è stata abbandonata l’anno successivo.
La nuova proposta di vuoto a rendere nel decreto Semplificazioni
Nel decreto Semplificazioni approvato alla fine di luglio 2021, si menziona in modo generico che gli operatori che adotteranno sistemi di vuoto a rendere con cauzione, otterranno premi e incentivi a livello economico.
Questo avverrà non solo con il vetro e l’alluminio, poiché l’obiettivo di questa legge è di allargare l’ambito di applicazione anche alla plastica.
In un progetto di legge è stata stabilità l’entità della cauzione in 10 centesimi a pezzo, insieme alla proposta di severe sanzioni per chi non la riconoscerà.
Produttori ed esercenti che applicheranno il metodo, invece, riceveranno premialità e benefici economici ancora da definire.
È meglio il riciclo plastica o il vuoto a rendere?
Con questa nuova proposta sul tavolo, sono in molti a chiedersi se il vuoto a rendere sia effettivamente un metodo efficace nella riduzione dell’inquinamento, oppure se valga la pena spingere sul riciclo plastica.
Il sistema della restituzione degli imballaggi, infatti, può avere notevoli impatti ambientali in termini di logistica, consumi di energia e stoccaggio.
I packaging esausti rappresentano un notevole peso da sollevare e trasportare, nonché un volume non indifferente da conservare, specialmente per gli esercenti.
Gli esercizi commerciali devono quindi avere a disposizione grandi spazi dove ammassare i vuoti.
Spesso questi spazi coincidono con piazzali e parcheggi all’aperto, in cui le condizioni atmosferiche possono compromettere l’indennità e l’igiene degli imballaggi.
Le aziende che procedono con il re-imbottigliamento, sono poi sottoposte a rigidi obblighi per la sanificazione delle bottiglie.
I consumi di energia e gli alti costi di questi processi, hanno un impatto notevole sull’inquinamento ambientale e sui costi al consumatore.
In sostanza, il vuoto a rendere è un metodo che funziona quando la sua logistica è semplificata e il luogo di igienizzazione e imbottigliamento si trova vicino ai punti di consumo.
La sua applicazione dovrà quindi essere valutata e resa possibile solo nelle situazioni più vantaggiose per ridurre l’inquinamento ambientale ed essere sostenibile a livello economico.
Il riciclo plastica, invece, continuerà ad aumentare i suoi volumi, con gli obiettivi citati nei paragrafi precedenti e già prestabiliti per il 2025.
Riciclo o riduzione dei consumi?
Mentre si discute su quali siano i metodi migliori per smaltire bottigliette in PET e packaging usa e getta, l’impegno di Liberi dalla Plastica è quello di sensibilizzare tutti i cittadini verso la riduzione dei consumi di questo materiale inquinante.
Eliminando l’acquisto di plastica e bevendo acqua del rubinetto leggera, purificata con sistemi di filtrazione, il beneficio sulla salute e sull’ambiente è davvero notevole.
L’inquinamento ambientale si riduce drasticamente, insieme ai costi vivi per ogni singolo consumatore.
In conclusione, la soluzione ottimale è ridurre il consumo della plastica superflua che può essere sostituita con alternative ottimali sia per l’ambiente che per la salute.