Ti sei mai chiesto quanti tipi di plastica esistano al mondo e quali siano le conseguenze di un uso incontrollato di questo materiale, in termini di impatto ambientale ed economico?
Approfondire questi aspetti potrà essere sorprendente.
Probabilmente saremo più propensi a intraprendere un percorso virtuoso d’inversione di tendenza, valutando con attenzione quali siano le alternative possibili all’uso indiscriminato della plastica.
Sviluppare una nuova coscienza sociale e collettiva di rispetto per l’ambiente sta diventando fondamentale per salvaguardare il pianeta.
Indice dei contenuti
Le produzioni e gli impieghi dei vari tipi di plastica
Informare su cos’è la plastica e cosa comporta il suo consumo smisurato è il miglior modo per stimolare una maggiore sensibilità sull’argomento.
Iniziamo quindi a distinguere la plastica in tre grandi categorie:
- termoindurenti;
- termoplastiche;
- elastomeri.
1. Le termoindurenti
Sono adatte al riuso, in quanto si producono con un processo “a caldo” e possono essere sottoposte allo stesso ciclo più volte.
A questa categoria appartengono:
- il polietilene (LDPE – HDPE);
- il polietilentereftalato (PET – noto per il largo impiego nel settore degli alimenti e utilizzato per realizzare le bottiglie d’acqua;
- il polivinilcloruro (PVC), utilizzato per isolanti e materiali per edilizia.
2. I termoplastici
Sono dotati di una malleabilità ottenuta riscaldando il composto plastico.
Raggiunto un certo grado di raffreddamento, il materiale torna a indurirsi.
Anche questo procedimento può essere ripetuto più volte, quindi anche le termoplastiche rientrano tra i materiali che possono essere riciclati.
3. Gli elastomeri
Presenta caratteristiche del tutto differenti.
Hanno un elevato grado di deformazione.
Si tratta di materiali a diffusissimo impiego, basti pensare agli pneumatici per l’industria automobilistica, alle suole delle scarpe e alle applicazioni per l’industria aereospaziale.
Negli ultimi anni sono finalmente rientrati in un ciclo di riuso grazie anche a un progetto europeo multinazionale CERMAT (Cost Efficient Recycling of elastomeric MATerials – Riciclaggio economico dei materiali elastomerici)”.
Il CERMAT ha permesso di realizzare cicli completi di reimpiego degli scarti di lavorazione di gomma e poliuretano, dando vita ad una produzione di composti elastomeri riciclati.
Inquinamento ambientale della plastica
Tutti queste varietà di plastica, polimeri ottenuti principalmente da derivati del petrolio, hanno largo impiego nel nostro quotidiano.
Purtroppo non tutti entrano nel meccanismo di riciclo.
Le stime dell’ONU ci riferiscono che ogni anno, oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei nostri mari.
Quantità che si vanno ad aggiungere agli oltre 5 miliardi di tonnellate, frutto dei rifiuti degli ultimi 50 anni.
Le bottiglie di plastica sono tra le principali responsabili di questo elevato livello di inquinamento, che ha raggiunto ormai dimensioni spaventose.
La quantità di microplastiche ingerite dagli esseri viventi è divenuta un problema globale.
Senza volerlo, spesso senza saperlo, queste microplastiche sono entrate a far parte anche della nostra alimentazione.
É stato dimostrato da uno studio che nano e micro plastiche sono presenti anche in frutta e verdura.
Tipi di plastica e le bottiglie d’acqua
Come detto in precedenza, le bottiglie di plastica costituiscono uno dei principali problemi dell’inquinamento globale.
Contano su una produzione enorme, data dal largo impiego nell’industria alimentare.
Le categorie delle bottiglie d’acqua sono principalmente due:
- il PET – polietilene tereftalato (più comune)
- il PE-HD – polietilene ad alta densità
Il PET è il tipo di plastica più diffuso per la realizzazione delle bottiglie d’acqua.
É considerato tra i più sicuri per l’industria alimentare, anche se ne viene sconsigliato il riutilizzo.
Il motivo deriva dal fatto che è un materiale tendente a deteriorarsi.
Tra i rischi maggiori di deterioramento, troviamo le alte fonti di calore e la possibile proliferazione di batteri.
Il PE-HD invece è generalmente utilizzato per i tappi di bottiglia, giocattoli e flaconi
Come ridurre l’inquinamento dei diversi tipi di plastica
Ognuno di noi può ridurre l’inquinamento riciclando quanto più possibile, gestire la raccolta differenziata in modo efficiente ed evitare l’uso di materie plastiche il più possibile.
Fortunatamente l’industria sta lentamente orientando la produzione verso la realizzazione di materiale derivanti da polimeri naturali quali:
- lignina;
- cellulosa;
- pectina;
- chitina;
I materiali che andranno a sostituire le plastiche attuali creeranno minori danno all’ambiente sia in fase di produzione, sia in fase di smaltimento.
La rivoluzione dei polimeri biodegradabili
La vera sfida è realizzare materiali termoplastici da polimeri biodegradabili, che garantiscano le stesse prestazioni di quelli attualmente in commercio.
Tutto questo riducendo al minimo il danno ambientale.
Il composto più noto attualmente disponibile è l’acido polilattico, detto PLA, che ha proprietà intermedie a quelle del PET e del polistirene.
La ricerca non si ferma e sperimenta nuove soluzioni, come la plastica naturale, o quella ricavata dall’impiego di polimeri naturali derivati dalle proteine animali.
Molte istituzioni sono in prima linea nella lotta contro la plastica, rappresentando un modello da seguire e imitare.
Ci riferiamo all’iniziativa del 4 ottobre 2018 del Ministero dell’Ambiente che ha bandito l’uso della plastica monouso dalle sue strutture.
Il Ministero ha anticipato di qualche anno le norme emanate dall’Unione Europea, che sono entrate in vigore il 14 gennaio 2022 in Italia.
Quello che tutti possiamo cercare di fare è adottare comportamenti responsabili ed ecocompatibili.
È importante ridurre l’uso della plastica nel nostro quotidiano, a partire dalle bottiglie d’acqua, scegliendo di bere l’acqua del rubinetto.
L’inquinamento globale causato dalla presenza delle plastiche è una questione che riguarda tutti.
Sono proprio le azioni di tutti che possono invertire la tendenza, garantendoci per il futuro un pianeta sano dove poter vivere.