Lo sbiancamento dei coralli verificatosi negli anni Novanta nella grande barriera corallina australiana, è stato il primo, seguito da altri episodi critici, come quello verificatosi tra il 2014 e il 2017 che ha colpito il 70% delle colonie mondiali.
I biologi marini sostengono che in soli 30 anni siano scomparsi il 50% dei coralli presenti sulla terra e, se il riscaldamento globale non subirà una battuta di arresto, nel 2050 ne sopravvivrà solo il 10%.
Preservare la biodiversità dei mari è essenziale per mantenere il pianeta in buona salute. Nonostante le barriere coralline rappresentino solo lo 0,2% dei fondali, è su di loro che vivono oltre il 25% delle specie marine.
Ecco perché, le minacce come il riscaldamento globale, rischiano di compromettere per sempre la biodiversità degli oceani. Inoltre, i reef svolgono un’azione protettiva contro erosione e mareggiate.
Le popolazioni costiere di Indonesia, Thailandia e Filippine sono quindi le più esposte a subire i danni della perdita di barriere coralline, con fenomeni costieri sempre più violenti.
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Cosa sono i coralli?
I coralli sono delle colonie di piccolissimi polipi capaci di costruire delle strutture sottomarine producendo carbonato di calcio. Il materiale, accumulandosi, crea una sorta di esoscheletro calcareo dalle forme più svariate. Queste secrezioni “solide”, lunghe centinaia di chilometri, costituiscono le barriere coralline.
Il processo di crescita dei coralli è molto lento e si attesta intorno a 1 cm all’anno, dando vita a strutture dai colori affascinanti, dovuti alle alghe (zooxanthellae) che vivono a contatto con l’esoscheletro.
Alcune specie di coralli si cibano di pesci, altre vivono in simbiosi con le alghe, traendo da loro il nutrimento indispensabile per crescere.
I polipi che formano le colonie sono molto sensibili al cambiamento climatico e rischiano di scomparire a causa del surriscaldamento delle acque terrestri.
Sbiancamento dei coralli: come avviene e quali sono le cause
L’aumento incontrollato dei gas-serra e il riscaldamento globale hanno un enorme impatto anche sui mari. Questi assorbono infatti una grande percentuale del calore, provocando un incremento generale delle temperature superficiali.
Tutte condizioni di stress per i coralli che, a causa dell’innalzamento della temperatura, espellono le alghe che vivono nei loro tessuti e “scoloriscono”.
Senza le alghe, i polipi rischiano di non sopravvivere poiché il 90% del loro fabbisogno nutrizionale deriva proprio dal rapporto simbiotico con le zooxanthellae.
Nel caso in cui le temperature si stabilizzino in tempi brevi, le alghe possono essere nuovamente utilizzate per la simbiosi. In caso contrario, i polipi sono destinati a morire senza i nutrienti sufficienti per crescere, riprodursi e creare la famosa calcificazione.
Inoltre, l’acidificazione degli oceani che porta alla ridotta capacità di assorbimento dell’anidride carbonica, la pesca incontrollata e l’edificazione delle aree costiere causano un impoverimento della barriera. Anche le sostanze chimiche possono danneggiare i coralli: come per esempio le formulazioni di diverse tipologie di creme solari.
Qual è il ruolo del riscaldamento globale
Quando si verificano fenomeni di sbiancamento dei coralli molto ravvicinati tra loro, le barriere coralline rischiano di morire molto in fretta. Basta pensare che sette anni fa, il 93% della grande barriera corallina australiana ha subito il fenomeno dello sbiancamento, che ha portato alla morte di oltre il 50% dei coralli.
Alle Maldive, il 60% delle colonie ha perso il proprio colore, con percentuali che salgono al 90% in alcuni atolli. Visto il lento processo di recupero (stimato in almeno 15 anni), quando la barriera viene nuovamente colpita dallo sbiancamento nell’arco di pochi anni, gli ecosistemi sottomarini vengono compromessi in maniera irreversibile.
Come evitare lo sbiancamento dei coralli?
Molti scienziati stanno cercando di risolvere il problema dello sbiancamento dei coralli in diversi modi. Il primo consiste nell’estendere le aree marine protette.
In questi luoghi, dove la pesca e la presenza dell’uomo è spesso vietata, si riescono a mantenere i fondali intatti e a creare meno stress nelle barriere. In altri casi, invece, si stanno allevando campioni di corallo che sopravvivono al grande stress ambientale.
Nei vivai marini si lasciano riprodurre per poi essere impiantati nelle aree danneggiate della barriera corallina. Infine, è al vaglio dei biologi la possibilità di introdurre nelle colonie delle specie di alghe che tollerano molto bene l’aumento della temperatura subacquea.
Nonostante le ricerche, l’unico modo per proteggere efficacemente dallo sbiancamento dei coralli è limitare il cambiamento climatico.
Le conseguenze dello sbiancamento della barriera corallina
Le barriere coralline hanno un ruolo importante per il mantenimento della diversità biologica del pianeta. A pagare le conseguenze del loro mutamento sono soprattutto:
- I coralli
- Biodiversità marina
- Specie animali a rischio estinzione
Conseguenze sui coralli e sulla biodiversità
La morte dei coralli è un grande problema per il nostro pianeta. Le barriere sono infatti luoghi ricchi di biodiversità, dove i pesci si riproducono e si nutrono.
Non solo, molte specie, nascondendosi tra le cavità create dai coralli, sfuggono ai predatori e sopravvivono. Lo sbiancamento dei coralli porta quindi a una perdita di biodiversità, in grado di danneggiare in maniera irreparabile i fondali.
Inoltre, le barriere hanno un’azione protettiva anche sulle coste perché riescono a calmierare la potenza delle onde, specialmente in presenza di uragani e tempeste tropicali.
Conseguenze sull’ecosistema
Secondo uno studio condotto dagli scienziati della Lancaster University lo sbiancamento dei coralli mette in pericolo la vita dei pesci farfalla.
Questi pesci sono considerati indicatore chiave sullo stato di salute della barriera corallina che, a causa del cambiamento di colore della barriera, sono portati a combattere tra di loro consumando preziosa energia vitale.
L’alterazione del loro habitat, infatti non permette loro di riconoscere in modo adeguato i predatori da cui dovrebbero difendersi. La grande barriera corallina si trasforma così in un ambiente ostile, dove specie come quella dei pesci farfalla è a rischio sopravvivenza.
Perché è importante proteggere la grande barriera corallina
Oltre alla sua bellezza, la barriera corallina rappresenta una fonte primaria di biodiversità marina. La sua rapida sparizione dovuta allo sbiancamento dei coralli e all’acidificazione degli oceani è un problema di rilevanza globale.
L’impoverimento della barriera corallina, oltre a danneggiare le mete turistiche e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, ha anche conseguenze ambientali notevoli.
Aree costiere molto sensibili, infatti, senza l’azione protettiva delle colonie sarebbero più esposte all’azione dell’erosione e a tsunami di forte intensità.