L’estate non è ancora arrivata e già si parla di emergenza siccità. Le scarse precipitazioni e il cambiamento climatico stanno infatti portando verso la desertificazione in Italia.
Non tutte le regioni hanno lo stesso potenziale di rischio, tuttavia l’allarme siccità è una minaccia concreta in tutto lo Stivale ed è necessario correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Il CNR ha infatti confermato il rischio siccità per molte regioni.
Il Nord Italia è nel mirino fin dal 2021, specialmente in Piemonte, affetto da deficit di pioggia in maniera consistente. L’indice di rischio medio è del 30% per le regioni settentrionali e arriva fino al 45% della Val d’Aosta, per scendere al 20% nell’area del Triveneto. Anche il sud è fortemente colpito dal fenomeno, specialmente in regioni come Calabria e Sicilia.
Secondo i dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) il 28% del territorio nazionale è a rischio desertificazione. In Sicilia, il 70% della superficie regionale ha un alto grado di vulnerabilità ambientale, seguita da Molise, Puglia e Basilicata.
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Desertificazione Italia, quali sono le cause
L’emergenza siccità e il rischio desertificazione Italia sono legati a diversi fattori.
Riscaldamento globale
L’aumento incontrollato delle temperature è la prima causa diretta del rischio desertificazione Italia. L’inquinamento dovuto alle attività umane sta infatti intensificando i fenomeni meteo.
Se alcune zone del mondo vedono fenomeni distruttivi come intense alluvioni, altre vivono con un costante allarme siccità per la scarsa presenza di piogge. Ondate di caldo prolungate fanno in modo che l’umidità del suolo diminuisca, impattando negativamente sulle colture.
Assenza di neve
L’aumento delle temperature ha causato, solo nel 2022, un deficit di neve del 61% in Piemonte.
L’assenza di nevicate porta a una diminuzione delle risorse idriche fondamentali per i bacini idrici più grandi della Penisola. La portata del fiume Po e dei grandi laghi è infatti legata più alla presenza di neve e ghiacciai che di precipitazioni.
Ombra pluviometrica e anticiclone
Uno dei fattori di rischio più importanti è l’ombra pluviometrica, temuta dagli esperti del CNR che la citano quando ci si chiede perché piove sempre meno in Italia. Si tratta di un fenomeno legato alle catene montuose più alte, che bloccano l’arrivo delle perturbazioni.
L’effetto è ben evidente al nord ovest, dove le correnti che provengono dall’Atlantico si bloccano in corrispondenza di Alpi e Appennini, fino a 4000 metri di altitudine. L’allarme siccità in queste aree è sempre più presente, poiché piogge e nevicate trovano la strada sbarrata e non riescono a penetrare le regioni italiane.
Questo perché le perturbazioni tendono a mantenersi più in alto di un tempo a causa della presenza sempre più forte dell’anticiclone africano, dovuto a concentrazioni massicce di CO2 nell’atmosfera e all’aumento delle temperature. Secondo i meteorologi, le anomalie di pressione atmosferica legate all’anticiclone sono la prima causa dell’inaridimento del suolo.
Le zone a rischio desertificazione Italia
Per capire quelle che saranno le zone più colpite dall’emergenza siccità, l’Ansa ha pubblicato una mappa delle regioni a rischio desertificazione.
Piemonte
Si tratta della regione più colpita dove, nel 2022, l’acqua è stata razionata in oltre 200 comuni. La portata degli invasi si è ridotta fino al 50%, con il Lago Maggiore che in soli tre giorni è sceso di un metro, mentre le acque del fiume Po hanno registrato il minimo storico degli ultimi 70 anni.
Val d’Aosta
Il manto nevoso di questa regione si è ridotto del 50% nel 2022, con i nevai che a giugno erano già sciolti come se fosse agosto inoltrato. La Dora Baltea ha dimezzato la sua portata scendendo a 135 metri cubi al secondo.
Veneto
Anche in questa regione l’allarme siccità del 2022 ha portato a un razionamento dell’acqua in 40 comuni nell’area del veronese. Le precipitazioni sono state del 40% inferiori rispetto all’anno precedente, con fiume Adige e Piave a livelli di rischio per la portata.
Lombardia
Qui si sono registrate le perdite più ingenti a livello di agricoltura. Secondo gli esperti ammontano a 2 miliardi di euro solo per il 2022.
Liguria
L’allarme desertificazione Italia nella regione ligure è meno sentito, eccetto che nelle zone attorno ad Imperia. Lì, nei mesi estivi del 2022, 13 comuni hanno subito il razionamento.
Friuli Venezia Giulia
A est la situazione non è più rosea. Il fiume Meduna ha raggiunto livelli molto bassi, portando in diversi casi al razionamento dell’acqua. Oltre alle scarse precipitazioni, la causa dell’emergenza siccità in Friuli è dovuta alle riserve di neve in esaurimento.
Trentino Alto Adige
Per sopperire all’emergenza siccità, nei comuni di Ronzo-Chienis nel 2022 è stata bloccata la fornitura d’acqua nelle ore notturne (dalle 23:00 alle 06:00). Anche qui la portata del fiume Adige è scesa del 24% rispetto ai suoi livelli medi.
Emilia Romagna
Una delle regioni più colpite dal fenomeno del cuneo salino, l’Emilia Romagna ha registrato un -62% di precipitazioni nell’estate del 2022. L’acqua è stata fornita dalla regione Liguria e, nonostante questo, ci sono stati diversi stop alla produzione di energia idroelettrica.
Toscana
Nonostante l’allarme siccità non sia critico, le brevi piogge faticano a colmare le falde acquifere sotterranee. Una situazione che si fa sentire soprattutto nelle aree costiere della regione.
Marche
Tra le regioni più colpite dal rischio desertificazione Italia, nelle Marche si è registrato un calo del 53% delle piogge nel 2022. Esino, Misa, Chienti e Metauro sono i fiumi che hanno registrato i minimi storici di portata.
Abruzzo
Le scarse precipitazioni hanno ridotto la produzione di diversi alimenti in Abruzzo. Primo fra tutti il grano, il cui raccolto, secondo Coldiretti, è sceso del 15%.
Lazio
Per sensibilizzare i cittadini sulla desertificazione Italia, nel 2022 è stato emesso lo stato di calamità naturale per ridurre la fornitura di acqua a Roma e nelle aree di Viterbo. Il Tevere e il Lago di Bracciano sono a rischio portata.
Umbria
Qui il Tevere ha registrato cali preoccupanti finendo a 1,12 metri contro i 4,50 di media. Anche il Lago Trasimeno in alcuni momenti del 2022 ha registrato una forte diminuzione del livello dell’acqua.
Sicilia
Nonostante nel 2022 il livello delle dighe superasse i livelli medi, la regione più a sud dell’Italia conta un valore del 70% di rischio desertificazione.
Calabria
La mancanza di acqua in Calabria impatta sulla produzione di olive, ridotta del 10% sulla costa tirrenica e fino al 60% in quella Ionica.
Puglia
La Puglia non ha subito particolari allarmi siccità nel 2022, ma preoccupa la situazione del settore agricolo che, nei prossimi mesi, potrebbe essere a rischio.
Campania
Nonostante la diminuzione dei livelli dei fiumi, la situazione della Campania è tra le più lontane dal rischio desertificazione Italia.
Basilicata
Stesso discorso per la Basilicata che, nel 2022, ha mantenuto costante il livello dell’acqua nei bacini lucani.
Sardegna
Qui le precipitazioni si sono ridotte del 30% nel periodo invernale del 2022, ma l’accumulo e le scorte presenti in regione, al momento mantengono sotto controllo la situazione.
Molise
Una delle regioni più tranquille lato emergenza siccità, è stata tra le poche a mantenere alti livelli d’acqua negli invasi principali.
Quanto ha piovuto quest’anno?
Uno dei primi fattori da considerare per la desertificazione Italia è il livello di precipitazioni annuali. Nel 2022 in totale, sono scesi solamente 445 ml di pioggia, ovvero meno della metà della media annuale italiana.
Il 2023 non è partito con il piede giusto. Tra gennaio e febbraio si è registrata una media inferiore di 75 ml rispetto ai valori dell’ultimo decennio. Questi vanno sommati ai 600ml di deficit che l’Italia si porta dietro dallo scorso anno.
Quanto può durare la siccità?
L’allarme siccità può durare mesi o addirittura anni e causare ingenti danni agli ecosistemi coinvolti. In Italia, nelle regioni a nord ovest, a febbraio 2023 si sono toccati i 430 giorni consecutivi di siccità.
Quali sono le conseguenze della siccità
La diminuzione delle precipitazioni, l’assenza del manto nevoso e il surriscaldamento con inaridimento dei suoli provoca gravi conseguenze agli ecosistemi. Tra queste, le principali sono:
- Aumento di incidenza di patologie e più alti livelli di mortalità per tutti gli esseri viventi (animali e vegetali)
- Aumento di carestie
- Scarsità d’acqua
- Contaminazione delle falde acquifere
- Risalita del cuneo salino e danni all’agricoltura
- Aumento di polveri e sabbia nell’aria, dannose per la respirazione
- Aumento del rischio di incendi
Desertificazione Italia: esistono delle soluzioni?
Prevenire il fenomeno della desertificazione Italia e intervenire nelle aree più a rischio è fondamentale per preservare la salute del territorio. Tra le principali soluzioni c’è il mantenimento della vegetazione e delle aree boschive, che arricchiscono il suolo di nutrienti e prevengono l’inaridimento.
Inoltre, creano delle zone d’ombra che favoriscono l’accumulo di umidità.
La riforestazione è una strada parallela. Deve però essere percorsa solo nelle aree dove l’ecosistema forestale è già presente. In caso contrario, si rischia di produrre addirittura più inquinamento, consumando risorse fondamentali.
L’agricoltura conservativa prevede poi la riduzione delle lavorazioni, una costante copertura dei suoli e l’alternanza di colture, per evitare di impoverire i terreni. Stesso discorso per la transumanza, pratica antica con cui i pastori lasciavano migrare il bestiame da zone costiere ad aree alpine per favorire la rigenerazione della vegetazione.
L’impegno delle Nazioni Unite contro l’emergenza siccità
Le Nazioni Unite, consce del sempre più impellente allarme siccità, hanno stipulato la Convenzione contro la desertificazione (UNCCD) per raggiungere la neutralità in materia di degrado del suolo.
Tra i punti del programma spicca la collaborazione con agricoltori e aziende agricole per ridurre i consumi di acqua e rendere i terreni nuovamente fertili entro il 2023.