A partire da gennaio 2024 il bilancio sostenibilità obbligatorio si amplia, coinvolgendo un numero sempre più alto di aziende.
La nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è infatti un nuovo strumento con cui le aziende rendono noto il loro impatto ambientale utilizzando degli indici di riferimento stabiliti a livello europeo.
La novità fa parte del piano dell’Unione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, grazie al quale sta puntando ad avere sistemi economici e produttivi sempre più sostenibili.
La CSRD fa parte del Green Deal del 2022 e modifica la precedente Direttiva 2013/34/UE, “Non Financial Reporting Directive” NFRD, alla quale tutti gli stati membri devono adeguarsi nei prossimi 18 mesi.
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Che cos’è il CSRD
Il 5 gennaio 2024 è entrata in vigore la CSRD, una nuova normativa emanata dall’Unione Europea che si rivolge alle società con filiali sul territorio, con l’obiettivo di compilare una reportistica sul proprio impatto ambientale.
Si tratta di seguire dei parametri definiti in modo univoco, che consentano di comparare gli sforzi delle imprese in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG).
Che cosa deve contenere il bilancio sostenibilità obbligatorio
Per prima cosa, il CSRD dovrà contenere informazioni sul modello di business dell’impresa e sulle strategie legate alla sostenibilità in termini di opportunità.
Si dovranno citare anche i piani aziendali per la transizione ecologica, indicando obiettivi e stato di avanzamento, nominando gli interessi degli stakeholder. Dovrà poi riportare i principali rischi del business connessi con le tematiche sostenibili.
A corredo ci saranno le informazioni sul capitale intellettuale, umano e sociale aziendale. Tutti questi dati dovranno essere inseriti all’interno della Relazione sulla Gestione, favorendo un’analisi integrata con le informazioni finanziarie dell’impresa.
Infine, secondo il principio di doppia materialità, dovranno essere indicati questi parametri:
- Outside-in: come i fattori di sostenibilità stanno agendo sullo sviluppo delle performance di impresa
- Outside-out: come le attività aziendali impattano sull’ambiente e sull’intera società
Quali sono le tre dimensioni del bilancio?
La sigla ESG è un indice di valutazione il cui acronimo sta per “Environmental, Social and Governance”. Si tratta di un modo per valutare l’impatto sostenibile di un’azienda ed è compreso nel nuovo CSRD.
Le sue tre dimensioni sono:
- Environmental (ambientale): racconta del rapporto dell’impresa con gli ecosistemi esterni e delle sue iniziative per ridurre il proprio impatto ambientale, comprese la misurazione delle emissioni di CO2
- Social (sociale): abbraccia tutte le decisioni e le iniziative che hanno impatto sulle persone. Come il rispetto dei diritti dei lavoratori, la parità di genere, l’inclusività e le iniziative per migliorare il tessuto sociale sul territorio
- Governance (governo): comprende le strategie di gestione aziendali e abbraccia la retribuzione, le regole per la crescita aziendale, il contrasto verso la corruzione. In sostanza, rappresenta l’identità dell’impresa.
Chi è obbligato a fare il CSRD?
Il CSRD diventa obbligatorio a partire dal 5 gennaio per 49.000 imprese europee, contro le 11.600 interessante dalla precedente normativa NFRD.
Di queste, 7.000 sono localizzate sul territorio italiano e sono suddivise in tre gruppi:
- Grandi imprese non quotate che alla chiusura del bilancio abbiano almeno due criteri tra: 250 dipendenti, 20 milioni di € di stato patrimoniale e 40 milioni di € di ricavi netti
- Piccole e medie imprese quotate, compresi gli istituti di credito di piccole dimensioni
- Imprese e succursali con capogruppo fuori dall’Unione Europea, il quale abbia generato negli ultimi due anni più di 150 milioni di €.
Quando diventa obbligatorio il bilancio di sostenibilità?
Le tempistiche di applicazione del CSRD, il bilancio sostenibilità obbligatorio per comunicare il proprio impatto ambientale, variano a seconda delle dimensioni dell’azienda. Gli stati che fanno parte dell’UE hanno tempo per tutto il 2024 di recepire la normativa.
Inizieranno ad applicarla già quest’anno gli Enti di Interesse pubblico più rilevanti, che dovranno presentare il report sulla sostenibilità aziendale nel 2025 riportando l’attività del 2024.
Nel 2025 sarà la volta delle grandi imprese non quotate in borsa che dovranno raccogliere le valutazioni sul proprio impatto ambientale e presentarle con una reportistica nel 2026.
Per il 2026 dovranno aderire al CSRD anche le piccole e medie imprese quotate, i piccoli istituti di credito e le imprese assicurative “captive” (che forniscono copertura alle aziende madri e alle altre società del proprio gruppo). Queste dovranno pubblicare il report nel 2027 riferendosi alle attività dell’anno precedente.
Infine, il 2029 sarà l’anno delle imprese e delle succursali con casa madre extra-UE, che dovranno rendicontare l’anno fiscale 2028.
Perché è obbligatorio?
Il CSRD è obbligatorio per far sì che le aziende siano sempre più trasparenti e si possa verificare con strumenti tangibili e univoci il loro impegno verso la neutralità climatica.
Inoltre, grazie ai dati pubblici, gli investitori potranno avere una comprensione più ampia di quanto un’impresa sia sostenibile.
Allo stesso modo, potranno sapere se esistono dei rischi collegati alle politiche di governance, sociali o ambientali. In definitiva, grazie al nuovo bilancio obbligatorio sarà più facile misurare la sostenibilità aziendale.