Tonnellate di mascherine, guanti, packaging di cibo e bottigliette di plastica stanno inquinando l’ambiente a causa dell’aumento del consumo plastico durante la pandemia.
Qui trovate una panoramica aggiornata su tutti i numeri.
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La pandemia aumenta consumo plastico
La pandemia non ci ha solamente portato via libertà e spensieratezza.
Ci ha anche fatto fare un passo indietro nella lotta contro la plastica.
I consumi di confezioni usa e getta e dispositivi di protezione personale sono infatti cresciuti in maniera allarmante nell’ultimo anno.
Pensate che, in tutto il mondo, ogni mese vengono prodotti 130 miliardi di mascherine e 65 di guanti.
Inoltre, per la paura del diffondersi del virus, alcuni Paesi hanno eliminato i divieti di vendita e consumo di plastica monouso.
Se prima i mari erano inquinati da frotte di bottigliette in plastica, adesso al loro fianco si trovano mascherine, guanti e visiere in pvc.
Ma di quali numeri stiamo parlando?
Le cifre del consumo di plastica dal 2020
Corepla, il consorzio italiano dedicato alla raccolta della plastica, ha reso noti i dati relativi ai primi mesi del 2020, evidenziando un aumento dell’8% dei rifiuti plastici.
Accanto agli smaltimenti idonei di queste componenti, c’è poi il cosiddetto “marine littering”, ovvero tutto ciò che inquina i mari abusivamente e illegalmente.
Da marzo 2021 il quantitativo di mascherine usa e getta finito nelle acque di fiumi, laghi e negli oceani è superiore al miliardo e mezzo.
Un numero davvero impressionante se si pensa all’impegno delle associazioni che da anni ripuliscono le acque dalle isole di plastica e dalle bottigliette in PET.
Take away e delivery aumentano il consumo della plastica
Oltre ai DPI e alle confezioni monouso per garantire l’igiene personale sul luogo di lavoro, è cresciuto in modo esponenziale il consumo di packaging per cibo e bevande da asporto.
Durante i lockdown gli acquisti online sono aumentati e insieme a loro l’impiego di imballaggi costituiti da polimeri sintetici.
Il food delivery ha registrato un incremento del 56% a livello globale e l’uso di imballaggi in plastica ha contribuito a dare ai consumatori un senso di sicurezza e igiene.
Ai piatti take away, spesso consegnati all’interno di contenitori realizzati in polimeri sintetici, vengono infatti abbinate bottigliette in PET di acqua o altre bevande.
L’Huffington Post scrive che nel 2020 nel nostro Paese sono state vendute 2,3 miliardi di confezioni usa e getta di cibo in più rispetto al 2019.
Come far fronte al problema dello smaltimento?
All’aumento dei consumi e alle difficoltà della filiera del riciclo, si aggiunge poi la chiusura delle frontiere della Cina.
Qui, infatti, l’Italia e altri Paesi smaltivano gran parte dei rifiuti plastici, oggi eliminati da molti in maniera abusiva, con gravi danni ambientali nel breve e lungo periodo.
Per far fronte a questo problema, oltre a sensibilizzare le istituzioni verso un miglioramento del sistema di raccolta e riciclo dei rifiuti, ognuno di noi deve fare la sua parte.
L’Associazione di Promozione Sociale Liberi dalla Plastica è attiva per sensibilizzare cittadini, aziende e studenti sull’importanza di ridurre i consumi di plastica.
Inoltre, smaltendo correttamente i dispositivi di protezione personale è possibile risparmiare tonnellate di sostanze nocive all’ambiente.
Pensateci ogni volta che utilizzate guanti e mascherine!