La storia della plastica spiegata ai ragazzi

Ha rivoluzionato per sempre il mondo dell’industria alimentare ma, a causa dell’utilizzo sregolato, è finita nei mari e negli ambienti più incontaminati del pianeta.

La storia della plastica ci riporta indietro di oltre 150 anni e passa attraverso diverse innovazioni tecnologiche.

Per comprendere perché la plastica inquina e l’urgenza di trovare delle soluzioni alternative, è importante capire da dove arriva e come viene utilizzata.

Qui abbiamo sviluppato una ricerca sulla plastica con le informazioni utili per tutti i ragazzi.

La storia della plastica, dalla parkesina al PET

1856: Alexander Parkes inventa la parkesina, un materiale semi-sintetico

1870: John Wesley Hyatt brevetta la celluloide da materie prime vegetali

1889: Viene realizzato il primo film in celluloide

1908: Jacques E. Brandenberger inventa il Cellophane

1909: Leo Baekeland inventa la bachelite, il primo polimero sintetico termoindurente

1927: American Catalin Corporation produce i primi telefoni, radio, utensili vari con la bachelite

1963: Giulio Natta vince il premio Nobel per la chimica grazie al moplen, utilizzato per le vaschette alimentari

1973: Nathaniel Wyeth brevetta la prima bottiglietta in PET

Storia della plastica: come è nata

Al contrario di quanto si possa pensare oggi, la plastica non è nata per trasportare l’acqua, ma per rendere più sostenibili le partite di biliardo.

Verso la metà dell’800, nei salotti e nelle sale da gioco si usavano infatti delle pregiate sfere in avorio, materiale elegante ma letale per la salute degli elefanti.

Fu così che una nota fabbrica americana offrì una ricompensa di diecimila dollari a chi avesse proposto un materiale alternativo alle zanne dei pachidermi. La sfida non fu semplice, ma pochi anni dopo si iniziarono a vedere i primi frutti.

Partendo dal Parkesine, materiale semi-sintetico inventato qualche tempo prima da Alexander Parkes, l’americano John Wesley Hyatt ideò la celluloide.

Il tipografo, con l’aiuto del fratello Isaiah, registrò il brevetto nel 1870 e il materiale diventò utile anche per i dentisti, che lo usarono per le protesi dentali.

Il cinema e la diffusione mondiale della plastica

Una ricerca sulla plastica che si rispetti, parte però dal 1889, anno in cui fu commercializzato il primo vero film realizzato con celluloide.

A inventarlo fu un chimico della Kodak, per creare un rullo dove registrare i fotogrammi cinematografici.

Trasparente e flessibile, il materiale fece da apripista per l’espansione mondiale dell’azienda fondata da George Eastman, permettendo a migliaia di persone di immortalare i propri ricordi.

Unico problema, quella tipologia di plastica era altamente infiammabile e quindi pericolosa da stoccare e conservare.

La celluloide utilizzata nel cinema

Foto di Pietro Jeng

L’inizio della fine: la prima plastica sintetica

Se gli inventori si fossero limitati a utilizzare materiali naturali, forse il nostro pianeta oggi sarebbe un po’ più in salute. Fatto sta che, la fase successiva nella storia della plastica, è stata l’invenzione del primo polimero sintetico.

Era il 1909 e Leo Baekeland inventò la bachelite, polimero sintetico termoindurente: una volta modellato, si irrigidiva con il calore senza più cambiare forma.

L’invenzione spianò la strada alla produzione di telefoni, radio e utensili coloratissimi, leggeri e resistenti. Furono lanciati sul mercato nel 1927 dall’American Catalin Corporation e ancora oggi se ne trovano di intatti che galleggiano sulle spiagge di tutto il mondo.

Di certo, quando Baekeland si ritirò nel 1939 a bordo del suo yacht Ion, non immaginava il futuro altamente inquinante della sua invenzione.

Perché si chiama plastica?

Plastica deriva dal latino plastĭca che significa  «(arte) che riguarda il modellare». Si identificano quindi come materie plastiche quei materiali sintetici che sono modellabili e mantengono nel tempo la forma desiderata.

Ricerca sulla plastica: il boom mondiale

A partire dagli anni ’30 videro la luce il plexiglass, materiale simile al vetro derivato dal petrolio, il polietilene per conservare i cibi e il nylon per i vestiti.

Anche un italiano, Giulio Natta, è ricordato per aver contribuito alla storia della plastica. Il moplen, utilizzato per le vaschette alimentari, gli è valso il premio Nobel nel 1963.

Da quel momento è iniziata l’era della plastica, con un boom produttivo che ha interessato in modo massiccio l’industria alimentare, aprendo la strada a nuovi metodi di conservazione e trasporto degli alimenti.

Storia della plastica: le prime bottigliette in PET

La ricerca sulla plastica prosegue fino a un’altra data epocale. Quella del 1973, quando lo scienziato Nathaniel Wyeth brevetta la prima bottiglietta in PET.

Il trasporto dell’acqua viene reso più semplice, leggero ed economico, mentre la possibilità di riciclare il materiale apre la strada al consumo di massa della plastica monouso.

Dagli anni novanta a oggi le vendite di acqua in bottiglie usa e getta solo negli USA sono aumentate del 284%, incentivate da grandi aziende come PepsiCo e Perrier.

Fin qui tutto bene, peccato che la correlazione tra materiale riciclabile e materiale riciclato non sia automatica.

Così, per mancanza di servizi di raccolta differenziata e scarsa consapevolezza dei consumatori, il riciclo della plastica esausta non è avanzato di pari passo con i volumi di produzione.

I polimeri sintetici sono quindi diventati una delle principali cause dell’inquinamento a livello globale.

La plastica oggi: bioplastiche e plastiche compostabili

Le primissime plastiche prodotte, come la cellulosa, erano ottenute da fonti naturali.

Queste vengono considerate bioplastiche e anche se si tratta di materiali meno inquinanti rispetto alle plastiche tradizionali, non sono necessariamente biodegradabili e/o compostabili.

Oggi, per risolvere il problema dell’inquinamento, sono stati creati differenti tipi di plastiche biodegradabili e/o compostabili.

Questi materiali si degradano completamente al contrario della plastica tradizionale, che ha una grande resistenza alle sollecitazioni e agli agenti atmosferici.

Dalla plastica alla bioplastica